Venerdì 19 marzo evento online “Foreste e cambiamento climatico: due sfide per il futuro” con Giorgio Vacchiano e Federica Gasbarro

Prima che la pandemia entrasse prepotentemente nelle nostre vite, gli occhi del mondo erano puntati sui numerosi incendi che stavano devastando secolari foreste in Brasile, Australia, Siberia e in tante altre parti del mondo. Prima che la pandemia avesse inizio, migliaia di giovani e non solo manifestavano nelle piazze di tutto il mondo la loro preoccupazione per gli effetti del cambiamento climatico e l’immobilismo dei governi.

Per ricordare dove eravamo rimasti e ragionare sulle tante cose ancora da fare per contrastare il riscaldamento globale in corso, l’associazione culturale “il Taccuino di Darwin” ha organizzato l’evento online “Foreste e cambiamento climatico: due sfide per il futuro”.

I protagonisti dell’appuntamento – in programma venerdì 19 marzo e trasmesso sul sito e sul canale Youtube dell’associazione – saranno Giorgio Vacchiano, ricercatore indicato dalla rivista Nature come uno degli 11 scienziati emergenti nel mondo, docente di pianificazione e gestione forestale all’Università Statale di Milano, autore del libro “La resilienza del bosco”; e Federica Gasbarro, scrittrice e attivista per l’ambiente, autrice dei libri “Diario di una striker” e “Covid-19 e cambiamento climatico”, scelta dalle Nazioni Unite per rappresentare la sua generazione al vertice sul clima tenutosi a New York.

Durante l’evento si discuterà del fondamentale ruolo delle foreste e della divulgazione nella lotta al cambiamento climatico. L’appuntamento è per venerdì 19 marzo alle ore 18 sulla piattaforma Zoom e sui canali web dell’associazione. Per aggiornamenti e info: http://www.iltaccuinodidarwin.com

Cambiamenti climatici, gli scenari per l’Italia

I ritratti del clima atteso per l’Italia nei prossimi decenni: sessanta mappe, dieci indicatori, due scenari, tre periodi fino al 2100 per avere un’immagine di cosa ci dicono i modelli climatici del nostro paese. La Fondazione CMCC pubblica gli scenari climatici per l’Italia, un lavoro in divenire, frutto di una ricerca continua che lavora per migliorare la definizione e il dettaglio dei dati da rendere disponibili.

Una fotografia del clima atteso per l’Italia nei prossimi decenni presentata con una serie di mappe che sono a disposizione sul sito della Fondazione CMCC – Centro Euro-mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e che ritraggono il clima atteso fino alla fine del secolo. Molto dipenderà dalle scelte che si faranno in termini di percorsi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, molto dipenderà da quanto la comunità internazionale saprà decidere al fine di contenere l’innalzamento della temperatura media del pianeta e le conseguenze che questo innalzamento comporta su diverse scale geografiche.

Queste mappe rappresentano uno strumento a disposizione di chiunque intenda conoscere di più  dei risultati della ricerca scientifica, soprattutto alle porte di un anno che si preannuncia molto intenso per i negoziati sul clima e che segna una serie di tappe in cui l’Italia ha un ruolo di primo piano (dalla presidenza del G20 fino ad ospitare gli eventi preparativi – Pre-Cop e la Cop dei giovani – della COP26 che si terrà Glasgow nel 2021).

I dati climatici pubblicati integrano le informazioni contenute nel Rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, e sono presentati in una forma fruibile che consente agli utilizzatori di navigare tra 10 indicatori climatici, due diversi scenari e tre periodi in cui sono suddivisi i decenni che ci dividono dal 2100.

“La scelta di questi indicatori e degli scenari si basa sulle richieste che abbiamo ricevuto in questi anni per la creazione degli scenari sull’Italia da parte di diversi ricercatori ed enti pubblici e privati che studiano gli impatti del cambiamento climatico sull’Italia” – spiegano Paola Mercogliano e Giuliana Barbato, che al CMCC si occupano dello sviluppo e dell’applicazione di modelli climatici su scala locale. “Si tratta comunque di una prima selezione che contiamo di arricchire nei prossimi mesi sempre sulla base delle nostre attività di ricerca e dell’interazione con la comunità che usa tali dati. Inoltre, attualmente stiamo lavorando allo sviluppo di nuove simulazioni con una risoluzione più elevata che consente, ad esempio, una miglior caratterizzazione delle aree urbane. Da queste simulazioni ci aspettiamo una miglior capacità di rappresentare sia contesti specifici, come quelli urbani, ma anche le scale subgiornaliere e gli eventi estremi. Speriamo quindi nei prossimi mesi di poter mettere a disposizione della comunità anche questi dati”.

Gli scenari climatici per l’Italia sono frutto di attività ricerca scientifica che ha utilizzato il Modello Climatico Regionale COSMO-CLM in una particolare configurazione specifica per l’Italia, sviluppata appositamente dalla Fondazione CMCC che è al lavoro per produrre nuove informazioni e nuovi scenari con un più elevato livello di dettaglio. Le mappe pubblicate, infatti, saranno aggiornate in futuro, poiché sono da intendersi come il frutto di una ricerca continua volta a migliorare la definizione dei dati prodotti e fornire così un supporto ancora più avanzato nella valutazione degli eventi estremi attesi per i prossimi decenni.

“Sono molteplici gli utilizzatori che possono essere interessati a questi dati e dalle mappe” – continuano Mercogliano e Barbato. “Sono a disposizione per le istituzioni e per chi si occupa di fare pianificazione a livello locale, ad esempio comuni e regioni, con cui abbiamo avuto diverse esperienze di collaborazione per quanto riguarda la definizione di strategie di adattamento, ma anche enti privati interessati a definire procedure per la valutazione del rischio climatico per i loro specifici settori. I dati sono ovviamente a disposizione per ricercatori che studiano gli impatti del cambiamento climatico su diversi settori quali l’agricoltura, la salute, il rischio geo-idrologico dalla scala locale a quella nazionale. Inoltre, anche al di fuori di uno specifico interesse personale, chiunque fosse interessato ad accrescere la propria conoscenza sul futuro dei cambiamenti climatici in Italia può trovare nel sito del CMCC un punto di riferimento costante”.

Pubblicati online in forma di mappe, i dati sugli scenari climatici per l’Italia sono disponibili per chiunque volesse disporne in altri formati. Ulteriori informazioni su come avere i dati sono accessibili inviando una mail ai contatti evidenziati nella pagina degli Scenari Climatici per l’Italia.

 

Comunicato stampa Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Mauro Buonocore – CMCC

mauro.buonocore@cmcc.it

www.cmcc.it

15 dicembre: presentazione del Rapporto ASviS su territori e sviluppo sostenibile

Si terrà martedì 15 dicembre alle ore 11.00, in diretta streaming, l’evento di lancio del Rapporto ASviS “I territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Per la prima volta, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile presenta un’analisi sulla sostenibilità dei territori.

Con la redazione di questo documento, l’ASviS mette a disposizione dei decisori e del pubblico in generale uno strumento che, attraverso indicatori statistici elementari e compositi, misura e analizza il posizionamento di regioni, province e città metropolitane, delle aree urbane e dei comuni, rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Il Rapporto rappresenta una modalità innovativa per comprendere se e in che misura le diverse aree del Paese si stanno muovendo su un sentiero orientato alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, a soli 10 anni dalla scadenza fissata dal piano d’azione delle Nazioni Unite, firmato da 193 Paesi, Italia compresa.

Il testo arricchisce e integra l’analisi condotta nel Rapporto ASviS 2020 pubblicato l’8 ottobre in occasione della conclusione del Festival dello sviluppo sostenibile. Offrendo una base informativa unica, il documento intende stimolare quel processo di “territorializzazione dell’Agenda 2030” suggerito dall’Onu, dall’Ocse e dalla Commissione europea, proprio mentre il Governo sta lavorando alla definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da finanziare con i fondi del Next Generation EU e si sta predisponendo l’accordo di partneriato per i fondi europei destinati ai diversi territori italiani.

Il Rapporto sui territori contiene anche un’analisi delle disuguaglianze territoriali in Italia, con particolare attenzione al Sud e alle aree interne, e presenta le proposte elaborate dall’ASviS alla luce delle linee guida del Pnrr per indirizzare il percorso di ripresa in una logica di sviluppo sostenibile. Inoltre, presenta casi concreti di buone pratiche messe in campo da attori istituzionali e non.

All’incontro, che cade in concomitanza con il 50esimo anniversario della nascita delle Regioni (istituite nel 1970), interverranno rappresentanti delle istituzioni nazionali, regionali e locali. L’evento, patrocinato dalla Rai, vedrà la collaborazione di Ansa e Tgr in qualità di Media parter. Sarà possibile seguire la diretta streaming non solo sui canali dell’Alleanza asvis.it, pagina Facebook e Youtube ASviSma anche su ansa.it e su ilsole24ore.com.

Programma

11:00 – 11:20   Interventi di apertura

Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati

Pierluigi Stefanini, Presidente dell’ASviS

11:20 – 13:00    I territori e lo sviluppo sostenibile

Introduce: Walter Vitali, Direttore di Urban@it, Coordinatore del Gruppo di lavoro sul Goal 11 dell’ASviS

Modera: Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS

Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province  Autonome

Anna Lisa Boni, Segretaria Generale di Eurocities

Giuseppe Camilleri, Senior Consultant UNDP/Art Brussels

Ilaria Caprioglio, Sindaca di Savona

Michele de Pascale, Sindaco di Ravenna, Presidente dell’Unione Province d’Italia

Laura Lega, Segretario Generale dell’Associazione nazionale dei funzionari dell’amministrazione civile dell’Interno

Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale

 

Comunicato stampa Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

Green Economy Report di CONAI

Il prossimo 3 dicembre, alle ore 14.30, sarà presentato il nuovo Green Economy Report di CONAI, elaborato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in diretta su RiciclaTV, visibile dalla home page www.ricicla.tv.

La presentazione sarà l’occasione per scoprire i numeri della filiera del riciclo e i risultati in termini di benefici ambientali che il sistema rappresentato da CONAI e dai Consorzi di filiera ha portato al pianeta nel 2019.

Il presidente del Consorzio Nazionale Imballaggi Luca Ruini e il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi illustreranno il documento, iniziando con un quadro sulla situazione del recupero dei rifiuti di imballaggio in Italia: un paese che traina il sistema dell’economia circolare europea con una percentuale di riciclo del 70% e un recupero complessivo che supera l’80%.

Saranno analizzati flussi e attività regionali, a cominciare dal totale dei rifiuti di imballaggio (oltre 5 milioni di tonnellate) conferiti in convenzione ANCI-CONAI nel 2019 per arrivare ai corrispettivi riconosciuti ai Comuni italiani, ai progetti per le aree in ritardo e al valore economico destinato dal sistema CONAI a supporto dell’attività di gestione dei rifiuti.

Il cuore della presentazione del Green Economy Report, elaborato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, sarà ovviamente la quantificazione dei benefici ambientali generati dal sistema: non solo i quantitativi di materia prima risparmiata, ma anche energia primaria risparmiata, emissioni di CO2 evitate e indotto economico generato dalla filiera (che nel 2018 superava già il mezzo miliardo di euro).

Non mancherà un’analisi sugli effetti dell’emergenza sanitaria e sull’impatto del COVID-19, con un focus sull’anno che sta per concludersi: saranno illustrati gli effetti della pandemia e i rischi cui è stata esposta la filiera del riciclo durante il primo lockdown, ma la presentazione sarà anche l’occasione per capire come il sistema consortile abbia retto quest’urto e come sia stato possibile mandare avanti le attività di raccolta mantenendo stabili (o addirittura in crescita) i quantitativi di materiali conferiti.

Fonte: Comunicato Stampa Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

10 dicembre: presentazione del rapporto annuale sul riciclo ed il recupero dei rifiuti “L’Italia del riciclo 2020”

L’Italia del Riciclo 2020, il rapporto annuale sul riciclo ed il recupero dei rifiuti, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e FISE UNICIRCULAR, giunge quest’anno alla undicesima edizione.

L’evento di presentazione del Rapporto, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e di Ispra, si terrà il 10 dicembre 2020, dalle ore 10.00 alle ore 12.30, e verrà trasmesso in live streaming.

L’undicesima edizione dell’Italia del Riciclo mette in luce i trend del settore e fornisce una prima panoramica degli effetti della pandemia sulle attività connesse al riciclo dei rifiuti urbani e speciali in Italia, sulle misure adottate e sulle proposte per uscire dalla situazione emergenziale.

Per i Consorzi e le imprese la priorità nei mesi di emergenza e nei successivi è stata quella di garantire il ritiro dei rifiuti su tutto il territorio nazionale e continuare ad avviarli a riciclo cercando di evitare la saturazione degli impianti e la crisi del sistema, ma tra gli effetti a medio termine dell’epidemia ci sono sicuramente i ritardi, i rallentamenti e i tagli degli investimenti programmati nel settore dei rifiuti. Servono quindi azioni di stimolo per il riciclo e per l’economia circolare di cui si parlerà durante l’evento.

Il programma dell’evento sarà disponibile a breve, nel frattempo potete segnare la data in agenda.

Per ricevere gli aggiornamenti e le info sulla diretta streaming iscriviti al seguente link:

Form di Registrazione Online | Link 

Fonte: Comunicato stampa Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Presentazione del Report SNPA “La qualità dell’aria in Italia – I edizione 2020”

Il 1 dicembre in diretta streaming sarà presentato il rapporto nazionale di sistema sulla qualità dell’aria, alla sua prima edizione.
Il volume, realizzato nell’ambito delle attività del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), descrive lo stato e il trend dell’inquinamento atmosferico in Italia nel periodo 2010 – 2019 e contiene una serie di monografie di approfondimento utili alla comprensione dei fenomeni e delle tendenze in atto.
Un capitolo è dedicato alla qualità dell’aria in Italia durante il lockdown.

Segui la diretta

Programma

Leggi il Rapporto

Fonte: ISPRA

Fiera AMBIENTE LAVORO al via l’edizione digitale dal 1­ al 3 dicembre

Ambiente Lavoro, il Salone della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro, organizzato da Bologna Fiere in collaborazione con Senaf è giunto al suo trentesimo compleanno. Sarà però un compleanno a distanza. Infatti, la tre giorni bolognese in calendario dal 1° al 3 dicembre prossimi, ha scelto di esserci in sicurezza: dalla piattaforma https://digital.ambientelavoro.it/login sarà possibile seguire tutte le attività della prossima imminente edizione digitale, iscriversi ai convegni e conoscere, nella sezione dedicata alle aziende, tutto quanto il mercato offre in termini di prodotti e servizi dedicati alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Anche, e soprattutto, alla luce della nuova emergenza da Covid-19.
E non poteva che essere questa la scelta per una manifestazione che da trent’anni si impegna nella diffusione di una maggiore consapevolezza dei rischi negli ambienti di lavoro. Non per questo però sarà penalizzata la sezione convegnistica e quella destinata alla formazione, anche alla luce della pandemia da Covid-19, a cominciare dalle nuove forme di lavoro a distanza che sembrano destinate, per gli indiscutibili vantaggi che portano con sé -minor impatto ambientale, maggiore flessibilità di orario e maggiore compatibilità tra lavoro e organizzazione della famiglia-, a consolidarsi anche una volta superato lo stato di emergenza. Ma lo smartworking non è certo pratica priva di rischi per la salute fisica e mentale dei lavoratori. Quali sono quindi i pericoli delle nuove forme di lavoro a distanza e quali nuove regole saranno necessarie per tutelare il lavoratore? E’ questo il tema del seminario Il Lavoro AGILE o Smart Working visto dagli ERGONOMI, organizzato da SIE – Società Italiana di Ergonomia per il 3 dicembre dalle 9 alle 13. Il 2 dicembre invece, dalla 9 alle 14, sarà la volta di CLP_REACH_2020 COVID Rischio chimico nei luoghi di vita e di lavoro. Organizzato da Regione Emilia-Romagna, INAIL, Azienda USL di Modena – Dip. di Sanità Pubblica, il convegno ha l’obiettivo di fornire, alle imprese e a tutti gli attori della prevenzione, le conoscenze in materia di attuazione dei regolamenti e di tutte le normative che è necessario applicare per soddisfare le esigenze di tutela dei lavoratori nell’ambito dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19.
E non mancheranno certo i temi tradizionali di Ambiente Lavoro: il 2 dicembre, dalle 14 alle 16, si svolgerà il seminario Sicurezza 4.0. Innovazioni tecnologiche e applicazioni per migliorare la salute e sicurezza dei lavoratori, a cura dell’ Istituto Ambiente Europa: sono potenzialmente enormi gli impieghi delle nuove tecnologie nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno infortunistico. Ma a che punto sono le imprese in questo campo? Ovviamente il programma prevede un’ampia sezione dedicata all’innovazione tecnologica, agli ausili per la protezione e alle risposte del mercato sollecitato dalla pandemia, alla sicurezza in agricoltura, alla sicurezza stradale e all’antincendio, senza trascurare il binomio che esiste tra malattie professionali e costi a carico del nostro sistema di previdenza. E a proposito di previdenza, Ambiente Lavoro metterà al centro del dibattito proprio i nuovi necessari assetti anche, e soprattutto, alla luce dei rischi da esposizione al virus a cui sono esposte particolari categorie di lavoratrici e lavoratori. Si è detto e scritto infatti molte volte che sarà inevitabile, una volta risolta la situazione emergenziale in cui ora ci troviamo, riflettere sulla necessità di cambiamenti che diventino strutturali e che tengano conto di ciò che durante la pandemia stiamo imparando. Per farlo Ambiente Lavoro ha organizzato, in collaborazione con l’Associazione Lavoro&Welfare, il convegno La previdenza come strumento di prevenzione (1 dicembre, dalle 14.30 alle 17) che si aprirà con una relazione introduttiva di Cesare Damiano, presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare. Alla successiva sessione istituzionale è stata invitata la Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, mentre Franco Bettoni, presidente Inail e Marialuisa Gnecchi, vice presidente dell’ INPS hanno già confermato la loro partecipazione. Preceduta da una relazione tecnica dell’avv. Maria Giovannone dell’Associazione Lavoro&Welfare, dalle 16.50 prenderà il via la tavola rotonda delle parti sociali. Al confronto è stato invitato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, e hanno già confermato la loro partecipazione il Segretario CGIL Maurizio Landini, il Segretario CISL Angelo Colombini e il segretario UIL Pierpaolo Bombardieri.
Ma Ambiente Lavoro ha fatto di più: ha messo a disposizione una vera e propria cassetta degli attrezzi, disponibile sui suoi canali di comunicazione, dedicata ai professionisti della sicurezza e a chiunque voglia conoscere come e attraverso quali competenze è possibile difendersi e contrastare la diffusione della pandemia sui luoghi di lavoro. Si tratta di documenti, normative, video studi e ricerche messe a disposizione gratuitamente e accessibili qui: https://fiera.ambientelavoro.it/toolbox-covid19/. I temi ci sono tutti, dalle tante soluzioni che il mercato ha prodotto per la sicurezza e l’igiene, fino alla normativa e alla gestione dei diversi tipi di dispositivi di protezione da adottare sui luoghi di lavoro.

Comunicato stampa Fiera AMBIENTE LAVORO

l’Ufficio stampa
3406288237

Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sul sito di Ambiente Lavoro https://fiera.ambientelavoro.it/
L’appuntamento con Ambiente Lavoro è dal 1° al 3 dicembre: basterà iscriversi sulla piattaforma digitale https://digital.ambientelavoro.it/login per seguire tutti i lavori, i seminari e i corsi di formazione.

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Coronavirus: approfondimento sul concetto di “contatto” e “contatto stretto”

Questo articolo ha l’obbiettivo di fare chiarezza sull’iter procedurale da seguire in caso di contagio da Covid-19 in azienda, chiarendo meglio anche il concetto stesso di contatto e contatto stretto.

Riguardo quindi l’insorgenza della situazione COVID-19, la procedura da seguire in caso di positività di qualche dipendente è la seguente:

CASO DIPENDENTE SINTOMATICO

Il dipendente con sintomi COVID19 dovrà avvisare immediatamente l’Azienda e contestualmente abbandonare il luogo di lavoro se in Azienda, in caso invece di lavoro in modalità smart working rimanere in isolamento fiduciario, contattare quindi il proprio medico di base e seguirne le indicazioni (probabile procedura di quarantena/tampone).

L’ASL o il dipendente comunicherà quindi all’azienda l’esito del tampone ed in caso di positività l’Azienda dovrà attivarsi procedendo alla ricerca dei CONTATTI STRETTI.

Il Tracciamento dei contatti stretti parte dalle 48 ore prima dell’insorgenza dei sintomi.

L’azienda dovrà comunicare i CONTATTI STRETTI al medico competente e conseguentemente trasmetterli all’ASL.

Nota: Le persone sintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi (non considerando anosmia e ageusia/disgeusia che possono avere prolungata persistenza nel tempo) accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test).

CASO DIPENDENTE ASINTOMATICO

Se il dipendente è stato un contatto stretto di un caso positivo COVID-19 dovrà comunicarlo immediatamente all’Azienda e abbandonare il luogo di lavoro, quindi seguire la procedura indicata dal Dipartimento di Prevenzione (Quarantena/Tampone).

L’ASL o il dipendente comunicherà quindi all’azienda l’esito del tampone del dipendente ed in caso di positività l’Azienda dovrà attivarsi procedendo alla ricerca dei CONTATTI STRETTI.

Il Tracciamento dei contatti stretti parte dalle 48 ore prima del prelievo del campione (tampone).

L’azienda dovrà comunicare i CONTATTI STRETTI al medico competente e conseguentemente trasmetterli all’ASL.

Nota: Le persone asintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test).

Nota: Se si è un CONTATTO STRETTO di una persona con sintomatologia COVID19 (ma senza l’esito del tampone) la linea guida del Dipartimento di Prevenzione non impone l’obbligo di abbandonare il luogo di lavoro.

I CONTATTI STRETTI di casi con infezione da SARS-CoV-2 confermati e identificati dalle autorità sanitarie, devono osservare:

  • un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso;

oppure

  • un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno.

POSITIVITA’ AL TEST SIEROLOGICO

Nel caso di un dipendente positivo al test sierologico (o in caso di positività di un congiunto), il dipendente dovrà abbandonare il luogo di lavoro, consultare il proprio medico e seguirne le indicazioni.

DEFINIZIONE DEL TERMINE “CONTATTO”

Un contatto di un caso COVID-19 è qualsiasi persona esposta ad un caso probabile o confermato COVID-19 in un lasso di tempo che va da 48 ore prima dell’insorgenza dei sintomi fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell’isolamento del caso.

Se il caso non presenta sintomi, si definisce contatto una persona che ha avuto contatti con il caso indice in un arco di tempo che va da 48 ore prima della raccolta del campione che ha portato alla conferma e fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell’isolamento del caso.

I contatti vengono distinti in due tipologie:

  1. CONTATTI STRETTI (ad alto rischio), nei confronti dei quali viene applicata la misura della quarantena con sorveglianza attiva (monitoraggio quotidiano) per 14 giorni dalla data di ultima esposizione al caso;
  2. CONTATTI CASUALI (a basso rischio), nei confronti dei quali viene disposta la sorveglianza passiva (auto-monitoraggio dei sintomi).

Si riporta di seguito la definizione di “Contatto stretto” (esposizione ad alto rischio) di un caso probabile o confermato, aggiornata alla circolare del Ministero della Salute n. 18584 del 29/05/2020 evidenziando che, rispetto alla precedente versione, in caso di riunioni, aule, sale di attesa etc, si configura un contatto stretto solo in assenza di DPI idonei.

 CONTATTO STRETTO: DEFINIZIONE

  • una persona che vive nella stessa casa di un caso COVID-19;
  • una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso COVID- 19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti;
  • una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso COVID-19 IN ASSENZA DI DPI IDONEI;
  • un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso COVID-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
  • una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso COVID-19; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.

Pertanto si ribadisce l’estrema importanza dell’indosso dei DPI che in alcuni casi permette di non far ricadere certe tipologie di contatti tra quelli definiti “contatti stretti”, accorciando di molto la catena del contagio in casi di accertamento di positività al Covid-19 e riducendo di gran lunga la probabilità di dover fermare l’attività produttiva per contagio aziendale diffuso e/o isolamento fiduciario diffuso.

 

Paolo Amandi

RSPP e Consulente Sicurezza e Salute sul lavoro

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Impianti termici e inquinamento dell’aria. Focus sul CRITER dell’Emilia Romagna

Non sono solo le auto e gli impianti di combustione industriali i principali responsabili dell’inquinamento dell’aria, anche le comuni caldaie, presenti in quasi tutte le abitazioni, possono diventare una fonte d’inquinamento significativa e, purtroppo, ancora poco controllata e mal gestita.

In un’interessante guida per i cittadini realizzata dalla Regione Emilia-Romagna, si legge che per coprire il fabbisogno energetico per la climatizzazione degli ambienti viene impiegato quasi il 40% dell’energia complessivamente consumata nel nostro Paese (la quota rimanente viene impiegata per l’industria e per i trasporti). Va inoltre considerato che, nonostante i grandi progressi fatti in questi ultimi anni, ancora l’80% dell’energia impiegata nel nostro Paese è di origine fossile (petrolio, gas metano). Nel settore residenziale, il 75,7 % dei consumi di energia è dovuto al riscaldamento e al condizionamento estivo degli ambienti, il 12,4 % per la illuminazione e il funzionamento degli apparecchi elettrici, e l’11,9 % per usi in cucina e acqua calda sanitaria. Conseguentemente, l’impiego di energia nel settore residenziale è responsabile dell’emissione nell’aria di sostanze inquinanti (ossidi di zolfo e di azoto, monossido di carbonio, PM10, ecc..) che compromettono la qualità dell’aria stessa, e di sostanze climalteranti come la CO2.

Com’è noto, le politiche energetiche in Italia sono di competenza delle singole regioni per cui il quadro normativo risulta, ad oggi, complicato e ancora molto diversificato tra territori. In tema di censimento, controllo e manutenzione degli impianti termici, sia civili che industriali, l’Emilia Romagna è stata per certi aspetti pioniera e, anticipando l’uscita di alcuni decreti nazionali in materia, ha emanato negli anni scorsi numerosi regolamenti aventi l’obbiettivo di recepire alcune direttive europee in tema di efficientamento energetico (si veda la Direttiva 2010/31/UE) e dare delle linee guida chiare per la gestione dei suddetti impianti.

In questo contesto è stato emanato il Regolamento regionale 3 aprile 2017 n.1 (successivamente modificato con DPGR n. 116/2018 e con DPGR 177/2019) che riporta le disposizioni regionali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari.

Ai sensi di quanto già previsto dalla Legge regionale n. 26 del 23 dicembre 2004, il citato regolamento disciplina:

  • le condizioni ed i limiti da rispettare nell’esercizio degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, e le relative responsabilità;
  • le modalità e la frequenza di esecuzione degli interventi di manutenzione e controllo funzionale, e di efficienza energetica, degli impianti termici, e le relative responsabilità;
  • il sistema di verifica del rispetto di tali prescrizioni, realizzato dalla Regione e basato su attività di accertamento ed ispezione degli impianti stessi, al fine di garantire la loro adeguata efficienza energetica e la riduzione delle emissioni inquinanti, la conformità alle norme vigenti ed il rispetto delle prescrizioni e degli obblighi stabiliti;
  • il sistema di accreditamento dei soggetti a cui affidare le attività di accertamento ed ispezione;
  • il sistema di accreditamento dei soggetti a cui affidare le attività di accertamento ed ispezione;
  • i criteri per la costituzione e la gestione del catasto regionale degli impianti termici (CRITER). Il sistema prevede anche la targatura degli impianti, mediante rilascio di un codice univoco di riconoscimento da allegare al libretto di impianto.

Il nostro approfondimento si concentra su quest’ultimo punto: il CRITER. Sistema informatico il cui acronimo deriva da Catasto Regionale degli Impianti TERmici, è diventato di grande attualità per gli addetti ai lavori, anche perché nei mesi scorsi è scaduto il termine ultimo per registrare gli impianti previsti dalla normativa.

A tal proposito cominciamo col chiarire che in Regione Emilia-Romagna sono soggetti agli obblighi previsti dal regolamento regionale n. 1 del 3 aprile 2017 le seguenti tipologie di impianto:

  • caldaie alimentate a combustibili fossili (gas naturale, GPL, gasolio, carbone, olio combustibile, altri combustibili fossili solidi, liquidi o gassosi); o impianti alimentati da biomassa legnosa (es. legna, cippato, pellet, bricchette);
  • pompe di calore e/o collettori solari termici utilizzati per la climatizzazione invernale degli ambienti e/o la produzione di acqua calda sanitaria centralizzata con potenza termica utile complessiva superiore a 12 kW;
  • gruppi frigoriferi utilizzati per la climatizzazione estiva degli ambienti con potenza frigorifera utile complessiva superiore a 12 kW;
  • scambiatori di calore della sottostazione di teleriscaldamento e/o teleraffrescamento; o cogeneratori e trigeneratori; o impianti centralizzati per la produzione di acqua calda sanitaria al servizio di più utenze o ad uso pubblico; o stufe, caminetti chiusi, apparecchi di riscaldamento localizzato ad energia radiante esclusivamente nel caso in cui siano fissi e la somma delle potenze degli apparecchi installati nella singola unità immobiliare sia maggiore o uguale a 5 kW.

Sono esclusi dagli obblighi:

  • cucine economiche, termo cucine, caminetti aperti;
  • scaldacqua unifamiliari;
  • gli impianti inseriti in cicli di processo.

E’ quindi chiaro che sono obbligati all’iscrizione al CRITER sia gli impianti civili che gli impianti industriali; e sia gli impianti di riscaldamento che quelli di condizionamento estivo.

Già da tempo tutti gli impianti termici rientranti nell’ambito di applicazione del Regolamento regionale n. 1 del 01/04/2017, devono essere muniti di un Libretto di impianto che è la “carta d’identità” di ogni impianto termico. All’interno sono presenti le caratteristiche tecniche, il registro dei controlli e le eventuali modifiche effettuate nel tempo. Il libretto di impianto deve essere registrato presso il CRITER, secondo le seguenti modalità:

  1. per gli impianti di nuova realizzazione, il relativo libretto viene predisposto dalla impresa installatrice all’atto della messa in servizio dell’impianto stesso, entro 30 giorni dall’attivazione dell’impianto;
  2. per gli impianti esistenti, la predisposizione del relativo libretto viene effettuata dall’impresa manutentrice in occasione del primo intervento utile di controllo dell’impianto, e comunque non oltre il 30 giugno 2020, ad eccezione dei territori nei quali sia ancora in vigore una campagna di controllo degli impianti termici promossa dal Comune o dalla Provincia competente, ai sensi dell’art. 27 del R.R. 3 aprile 2017 n. 1: in tali casi, la scadenza di cui al presente comma si intende prorogata a 12 mesi dopo il termine della campagna medesima.

Il Responsabile di impianto[1] (che a seconda dei contesti può essere il proprietario, l’occupante, l’amministratore di condominio o il legale rappresentante di una società) o il Terzo responsabile se nominato, è tenuto a richiedere agli installatori o manutentori la registrazione del libretto nel CRITER entro i termini sopra indicati.

La registrazione viene fatta online dall’apposita pagina del sito web della Regione Emilia-Romagna (si veda questo link).

In conclusione, se si vuole ridurre l’inquinamento atmosferico è necessario agire anche sugli impianti termici sia domestici che industriali. Fino a poco tempo fa molti impianti (soprattutto quelli civili) non erano denunciati e non apparivano in nessun registro, risultava quindi impossibile controllarli, monitorarli ed eventualmente sostituirli. Con la creazione del CRITER si sta ponendo un rimedio e si sta creando un grande catasto informatico di tutti gli impianti presenti nella Regione Emilia – Romagna, primo passo per avviare una grande campagna di verifica e sensibilizzazione dei cittadini.

L’interesse pubblico per una corretta gestione degli impianti termici e l’importanza di avere un quadro di azione chiaro e completo appare adesso evidente. Non è solo una questione di sicurezza, ma anche di tutela dell’ambiente e della nostra salute. Un corretto controllo dei nostri impianti termici permette una significativa riduzione delle emissioni nell’aria che respiriamo e quindi una riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Andrea Merusi

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Fonti: https://energia.regione.emilia-romagna.it/criter/catasto-criter

[1] Il Responsabile dell’impianto termico coincide con: il proprietario, in caso di singole unità immobiliari residenziali non locate; l’occupante, a qualsiasi titolo, in caso di singole unità immobiliari residenziali; l’amministratore di condominio, in caso di edifici dotati di impianti termici centralizzati amministrati in condominio; il proprietario o il legale rappresentante in caso di edifici di proprietà di soggetti diversi dalle persone fisiche. Queste figure possono, a loro volta, possono delegare la responsabilità ad un “Terzo responsabile” che deve possedere i requisiti previsti dal Decreto del Ministro per lo Sviluppo Economico 22 gennaio 2008, n. 37. Generalmente si tratta di un’impresa specializzata nell’installazione e manutenzione degli impianti termici.

Energia a rischio: gli impatti dei cambiamenti climatici su approvvigionamento e costi

Crescono le temperature globali, cresce la domanda di raffreddamento. Ma nelle stagioni calde, a fronte di una maggiore richiesta di energia, l’affidabilità dell’approvvigionamento energetico potrebbe essere compromessa dagli impatti dei cambiamenti climatici, soprattutto in Asia meridionale e in America Latina. Una pubblicazione su Nature Energy, realizzata con la collaborazione della Fondazione CMCC, mostra come gli eventi climatici estremi stiano influenzando l’efficienza delle infrastrutture energetiche e possano ostacolare il buon funzionamento delle tecnologie rinnovabili, ponendo anche il settore energetico tra quelli minacciati dai cambiamenti climatici.

Il settore energetico, prima fonte di emissioni di gas serra, è il principale responsabile dei cambiamenti osservati nel sistema climatico e causati dall’uomo, ma è anche vulnerabile a questi stessi cambiamenti.

Per comprendere i futuri impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi energetici, un team di scienziati – che include due ricercatori della Fondazione CMCC – ha esaminato la letteratura esistente sull’argomento, identificandone le principali lacune. Lo studio “Impacts of climate change on energy systems in global and regional scenarios”, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Energy, comprende una sintesi di 220 analisi svolte nel mondo sugli impatti dei cambiamenti climatici sull’offerta e sulla domanda di energia, sia a livello globale che su scale regionali.

Lo studio rivela che, a livello globale, è previsto che i cambiamenti climatici possano influenzare la domanda di energia condizionando la durata e l’entità del fabbisogno di riscaldamento e raffreddamento diurno e stagionale. Infatti, a causa dell’aumento delle temperature, sono previsti per il futuro un aumento della domanda di raffreddamento e una diminuzione della domanda di riscaldamento.

“C’è una sorta di doppio impatto” spiegano Enrica De Cian e Shouro Dasgupta, ricercatori alla Fondazione CMCC, all’Università Ca ‘Foscari Venezia e al RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, tra gli autori dello studio. “Da un lato, poiché la domanda di raffreddamento è in aumento, i sistemi energetici funzionano a pieno regime, soprattutto nella stagione calda. Ma allo stesso tempo, questo picco di domanda energetica in estate coincide con una ridotta capacità di trasmissione e distribuzione, perché alte temperature ed eventi di caldo estremo influenzano le infrastrutture energetiche – in particolare le reti elettriche e le linee di trasmissione – riducendone l’efficienza e quindi l’affidabilità dell’approvvigionamento energetico”.

Inoltre, se la generazione di energia da centrali termiche soffrirà principalmente per fenomeni come ondate di calore e siccità, la trasmissione e le tecnologie rinnovabili sono altamente sensibili al rischio di molti altri eventi climatici estremi, come ondate di freddo, incendi, inondazioni, forti nevicate, tempeste di ghiaccio e tempeste di vento. La variazione prevista nella frequenza e nell’intensità di tali eventi potrebbe comportare maggiori interruzioni della rete elettrica e delle linee di trasmissione, con ripercussioni sui costi e sulla fornitura di energia.

“La comprensione degli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi energetici a livello globale rappresenta un input importante per il Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e per l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Inoltre, i risultati di questo lavoro possono essere utilizzati per studi relativi all’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), e in particolare per chiarire le relazioni e le sinergie tra gli Obiettivi 7 (Energia pulita e accessibile) e 13 (Azione per il clima)”, spiega Dasgupta. “Ma sono fondamentali anche studi approfonditi a livello regionale e nazionale, che consentono di affrontare gli aspetti comportamentali: le abitudini delle persone sono estremamente importanti nella gestione della domanda energetica del futuro”.

A livello regionale, i risultati che emergono dalla letteratura sono più eterogenei e incerti. Gli autori hanno osservato grandi differenze regionali dovute non solo a peculiarità geografiche, ma anche a differenze metodologiche tra gli studi effettuati. “Nonostante le incertezze, che evidenziano la necessità di maggiori sforzi di ricerca in questa direzione – soprattutto nell’ambito delle energie rinnovabili – abbiamo risultati regionali che vale la pena di considerare”, precisa De Cian. “Ad esempio, gli impatti più forti dei cambiamenti climatici sul settore energetico sono attesi in Asia meridionale e in America Latina, zone che ospitano economie emergenti e che hanno in comune un’alta densità di popolazione. Informazioni come queste sono fondamentali quando si tratta di pianificare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici”.

L’ampia varietà di metodologie e set di dati attualmente in uso in letteratura ostacola la capacità di valutare gli impatti dei cambiamenti climatici sul settore energetico, portando a differenze significative nei risultati tra i vari studi. È per questo che gli autori propongono un quadro di valutazione multi-modello per supportare la pianificazione energetica su scala regionale e globale.

La Fondazione CMCC ha contribuito a questo studio nel contesto del suo coinvolgimento nel progetto ISIMIP, The Inter-Sectoral Impact Model Intercomparison Project. Il CMCC sta inoltre lavorando attivamente per colmare alcune delle principali lacune emerse da questo lavoro nei progetti europei ENERGYA “A study about climate change, energy and adaptation” e COACCH“CO-designing the Assessment of Climate CHange costs”.

 

Per maggiori informazioni:

Yalew, Seleshi G., Michelle T. H. van Vliet, David E. H. J. Gernaat, Fulco Ludwig, Ariel Miara, Chan Par, Edward Byers, Enrica De Cian, Franziska Piontek, Gokul Iye, Ioanna Mouratiadou, James Glynn, Mohamad Hejazi, Olivier Dessens, Pedro Rochedo, Robert Pietzcker, Roberto Schaeffer, Shinichiro Fujimori, Shouro Dasgupta, Silvana Mima, Silvia R. Santos da Silva, Vaibhav Chaturvedi, Robert Vautard and Detlef P. van Vuuren. 2020. “Impacts of Climate Change on Energy Systems in Global and Regional Scenarios.” Nature Energy. https://doi.org/10.1038/s41560-020-0664-z

Comunicato stampa Fondazione CMCC

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